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Sala della Lupa

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Sala della Lupa

SALA DELLA LUPA

Dal piano Aula, attraverso due scaloni monumentali, si accede al secondo piano del Palazzo nel Corridoio dei busti, che unisce l’ala barocca dell’edificio a quella liberty. Si tratta di una lunga galleria disposta su tre lati intorno al cortile d’onore, in cui sono collocati i busti in marmo dei personaggi politici che hanno segnato maggiormente la storia del Parlamento italiano a partire dai protagonisti del Risorgimento. Sul Corridoio dei busti si affacciano le sale di alta rappresentanza della Camera dei deputati; tra queste la più conosciuta: la Sala della Lupa, la più ampia dell’ala berniniana del Palazzo, tradizionalmente utilizzata per lo svolgimento di iniziative istituzionali e culturali.

Approfondimenti

La Sala della Lupa deve il suo nome ad una copia in bronzo, posta proprio di fronte all’entrata, della scultura simbolo della città di Roma, la Lupa capitolina, donata alla Camera alla fine degli anni Venti del ‘900.

La sala è un grande salone rettangolare, pavimentato con marmi policromi e decorato con arazzi di gran pregio del Cinquecento fiorentino e fiamminghi. Sulla volta campeggia l’Allegoria di Roma, un dipinto di Ignazio Perricci del 1884, che esalta il valore storico e politico della scelta di Roma capitale. Tra le nuvole sono raffigurati alcuni episodi, come l'incontro di Teano tra Vittorio Emanuele Il e Garibaldi e monumenti delle città italiane, la Mole antonelliana, il Duomo di Milano, il Pantheon e i Fori Imperiali, cari all’epopea risorgimentale. Nel dipinto è possibile leggere la famosa frase attribuita a Vittorio Emanuele II appena giunto nella nuova capitale “A Roma ci siamo e vi resteremo”.

Di gran pregio sono gli arazzi. I quattro più grandi sono di scuola fiorentina del XVII secolo. I due vicini alla porta di entrata illustrano scene della vita di Mosè: “Mosé salvato dalle acque” ed “Il passaggio del Mar Rosso”. Sulle pareti laterali sono collocati altri due arazzi fiorentini che fanno parte di un ciclo di arazzi sulla vita di Cosimo I: il primo, “Giorgio Vasari presenta a Cosimo I il progetto per la nuova fabbrica degli Uffizi”, il secondo intitolato “Cosimo I a Roma con il figlio cardinale”. I due arazzi più piccoli sono della seconda metà del XVI secolo, di fattura fiamminga, e raffigurano scene di vita campestre: “Giovane armato con fanciulla” e “Figure in un paesaggio”.

Le due targhe in marmo collocate sulla parete che affaccia su Piazza Montecitorio ricordano due eventi storici che fanno di questa sala un luogo altamente simbolico della nostra democrazia. Qui il 10 giugno 1946 la Corte di cassazione proclamò i risultati del referendum del 2 giugno sulla forma istituzionale dello Stato. L’originale del verbale, di cui fu data lettura quel giorno, è ancora oggi esposto in una delle due teche poste accanto alla Lupa, nella stessa teca è stato collocato anche l’originale del bozzetto vincitore del concorso per lo stemma della Repubblica, che si svolse nel 1948. Nella seconda teca presente nella sala è esposto uno dei tre originali della Costituzione italiana. Andando un po' più indietro nel tempo, come ricorda la seconda targa, in questa sala si riunirono, nel giugno del 1924, i deputati cosiddetti “aventiniani” che abbandonarono per protesta i lavori parlamentari a seguito del delitto Matteotti chiedendo il ripristino delle libertà democratiche.

E’ interessante ricordare come l’attuale Sala della Lupa, dopo essere stata Aula grande dei tribunali pontifici al tempo della Curia Innocenziana, abbia anche ospitato, sia pure per un breve periodo, l’Assemblea della Camera dei deputati. Nel novembre 1899, infatti, l’emiciclo parlamentare costruito nel Palazzo in vista del trasferimento della capitale a Roma fu dichiarato inagibile ed i lavori trasferiti per alcuni mesi nel salone di lettura al piano nobile del Palazzo (l’odierna Sala della Lupa). Per adattare la Sala alle esigenze delle sedute vennero costruite delle piccole tribune per il pubblico, sopraelevandole direttamente sugli scranni dei deputati. Tuttavia in considerazione delle ridotte dimensioni della sala, in rapporto al numero dei deputati, s’impose ben presto la ricerca di una sistemazione più consona. Il 15 maggio 1900 venne, quindi, inaugurata una nuova Aula, ancora provvisoria, costruita sulla piazzetta della Missione.

Nel luglio 2012 un’infiltrazione d’acqua ha causato il distacco di una parte del dipinto del soffitto della sala. I lavori di restauro volti al ripristino della parte deteriorata del soffitto hanno ridato luce ai colori originari e alla doratura delle cornici e delle rosette. La Sala della Lupa è stata restituita alla sua consueta destinazione, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 31 maggio 2016, in concomitanza dell’inaugurazione della mostra: 1946. L’anno della svolta. Le donne al voto, allestita nella Sala della Lupa.

Il Corridoio dei busti collega i principali ambienti di rappresentanza del piano nobile ed uno dei punti di accesso all’ala liberty del Palazzo. Sin dall’inizio del Novecento, in tale luogo di passaggio è documentata la presenza di busti marmorei dei protagonisti della vita politica e parlamentare del XIX e XX secolo. Nella parte del corridoio adiacente alla Sale della Lupa e alla Sala Aldo Moro sono stati collocati i busti in marmo dei personaggi illustri del Risorgimento, tra i quali Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Camillo Benso Conte di Cavour e Vittorio Emanuele II, ed i Presidenti del Consiglio della seconda metà del XIX secolo. Nelle altre ali del corridoio si trovano tra gli altri i busti in marmo di Quintino Sella, Vincenzo Gioberti, Urbano Rattazzi, Massimo D’Azeglio, Marco Minghetti, Alcide De Gasperi, Enrico De Nicola, Giacomo Matteotti, Giovanni Giolitti, Filippo Turati, Vittorio Emanuele Orlando, Sidney Sonnino, Antonio Gramsci e Giovanni Amendola. In un altro corridoio adiacente a quello dei busti sono poi collocati i busti in bronzo di Nilde Iotti, Sandro Pertini e Giovanni Leone. Le tele alle pareti del corridoio risalgono al XVII-XVIII secolo e sono attribuite ad artisti italiani e stranieri: tra questi Venere e Adone di Alessandro Varotari, detto il padovanino, Danae di Antonio Bellucci, Giove e Antiope di Tiziano Vecellio, Venere e Diana di scuola bolognese e I giocatori, della scuola dello Stoner. Ai lati della porta d’entrata della Sala della Lupa, si possono ammirare due grandi dipinti di Gaspard Dughet detto il “pussino”: Paesaggio con grande albero e Paesaggio con fiume e pescatori.